Come hanno reagito le startup italiane all’emergenza sanitaria?

Senz’altro il 2020 è stato un anno difficile a causa della pandemia, l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica hanno segnato questo ultimo anno.
Ma come hanno reagito le startup di fronte a questo scenario e cosa possiamo aspettarci dal 2021?
Abbiamo voluto prendere in considerazione lo studio intitolato “L’impatto dell’emergenza Covid-19 sulle startup e sull’ecosistema dell’innovazione in Italia” realizzato da VC Hub Italia e EY.
Lo studio analizza l’impatto dell’emergenza Covid-19 sull’ecosistema italiano dell’innovazione, racconta come questo abbia mostrato una significativa resilienza e come le startup e gli investitori in innovazione abbiano avuto conseguenze meno devastanti di quelle registrate dalle imprese tradizionali.
La ricerca ha coinvolto startup che operano prevalentemente sul mercato italiano (68%) ed in diversi settori, con una prevalenza del retail ed e-commerce. Sia le aziende sia gli investitori, sono riconducibili alle aree maggiormente colpite dalla pandemia (soprattutto la Lombardia).
Da precisare ulteriormente che il 62% delle startup coinvolte è nato negli ultimi 5 anni.
Anche in un contesto così complicato, le startup hanno dimostrato resilienza e molte hanno continuato a crescere: Il 32% ha registrato un aumento della domanda nonostante la crisi, il 27% ha registrato un aumento dei ricavi, il 58% ha aumentato il personale.
Inoltre, si è vista questa situazione di emergenza come un’occasione per riorganizzare le modalità di lavoro, evitare gli spostamenti impattando meno sull’ambiente.
Allo stesso modo, anche gli investitori hanno visto alcuni aspetti positivi tra cui lo sviluppo tecnologico e il cambiamento culturale.
Quali sono state, invece, le principali problematiche che hanno dovuto affrontare le startup?
- il calo della domanda 🡪 Il 68% delle startup ha dichiarato di aver subito una riduzione della domanda, il 25% una diminuzione superiore al 50%.
- problemi di liquidità
- le problematiche legate alla logistica
Per questo, il 55% delle startup ha dovuto ricorrere alla cassa integrazione e il 54% sta ricercando finanziamenti per ripartire.
A causa del lockdown il 63% ha dovuto sospendere parzialmente le attività e ha dovuto effettuare una riorganizzazione della modalità di lavoro. A causa del lockdown solo il 5%, però, ha interrotto l’attività, mentre una startup su tre delle intervistate ha dichiarato di aver dovuto interrompere e/o ritardare il round d’investimento.
Di cosa c’è bisogno per ripartire?
- ricercare nuovi finanziamenti
- sviluppare nuovi Business Plan
- ridefinire le proprie priorità
Assume un ruolo chiave anche lo Stato che, secondo startup ed investitori, dovrebbe intervenire attraverso sussidi diretti e indiretti e con un alleggerimento della burocrazia.
Sembra che l’ecosistema delle imprese che fanno innovazione in Italia sia tutt’altro che statico e timoroso del futuro. Piuttosto si rileva un dinamismo quasi accelerato dal nuovo scenario che richiede una nuova mentalità, un nuovo approccio per essere affrontato e sono proprio gli imprenditori che fanno innovazione a essere i più pronti a cogliere le nuove opportunità e ad adattare i loro business alle nuove condizioni globali.
Nuovi business che portano valore finanziario, economico ma anche sociale, ambientale, perfino culturale, nuovi business e nuove venture che si traducono nella concretizzazione della capacità di trasformare le idee in progetti, prodotti, tecnologie, servizi che rendono il mondo un posto sempre un po’ migliore.
Marketing Team - Press Office